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David Tremlett

The organ pipes

Intervento artistico permanente all’Ex Caffarri

Another Step

Mostra ai Chiostri di San Pietro

David Tremlett (St. Austell, Cornovaglia, 1945) – artista con un consolidato curriculum internazionale e sessant’anni di ricerca alle spalle – è stato invitato a Reggio Emilia a realizzare un monumentale intervento artistico permanente – The Organ Pipes – all’Ex mangimificio Caffarri, e la mostra Another Step, a cura di Marina Dacci, negli spazi espositivi dei Chiostri di San Pietro. 

David Tremlett, The Organ Pipes, Ex Caffarri, ph Lorenzo Palmieri

David Tremlett è intervenuto sui 13 grandi silos e sull’adiacente facciata dell’ex Caffarri– edificio situato nell’area nord della città e già oggetto di alcuni interventi di ricondizionamento –  per creare il segno visibile di un luogo dedicato alla formazione e all’aggregazione di comunità, che ospita Fondazione Reggio Children, il Centro di Riciclaggio Creativo Remida, The Lego Foundation, il Centro Teatrale MaMiMò e una palestra di boxe.

Da oltre vent’anni infatti Reggio Emilia ha investito nell’arte contemporanea, con importanti scelte istituzionali, per la riconfigurazione di aree problematiche o in corso di trasformazione con l’obiettivo di creare un percorso di miglioramento sociale ed educativo. Tra il 2003 e il 2006 è stato realizzato il progetto di arte pubblica “Invito a…”, ideato e proposto alla città dall’artista Claudio Parmiggiani, coinvolgendo quattro protagonisti dell’arte internazionale come Luciano Fabro, Eliseo Mattiacci, Robert Morris, Sol Lewitt a pensare e realizzare opere permanenti in alcuni luoghi della città. A questo si è aggiunta nel 2022 CuriosaMeravigliosa, l’opera d’arte collettiva  di Joan Fontcuberta.

In questa prospettiva si inserisce The Organ Pipes, uno degli interventi artistici permanenti più grandi che Tremlett abbia mai realizzato: i silos della Ex Caffarri (una fabbrica di mangimi dismessa) occupano 750 metri quadrati di superficie per una lunghezza complessiva di 75 metri e ciascuno ha una facciata di 100 metri quadrati ed è alto 11,30 metri. La realizzazione dell’opera è stata effettuata nell’arco di circa un mese con la collaborazione di un team specializzato. Per questo intervento sono stati utilizzati oltre 100 litri di colore acrilico le cui gamme di colore sono state scelte dall’artista dopo uno studio specifico del territorio in cui l’opera si inscrive.

David Tremlett, Alberta Acres, 1980, pastello su carta / pastel on paper, 91×59 cm. Courtesy dell’artista / of the artist © Francesco Rucci

La mostra Another Step, a cura di Marina Dacci, affianca l’intervento artistico permanente creando un legame tra territori liminali della città e il centro storico.

Propone una settantina di opere – disegni, collage, composizioni testuali, libri d’artista – che vanno dal 1969 al 2023 e di  cui oltre la metà  non sono mai state esposte, in gran parte focalizzate sul  suo lavoro in studio.
L’esposizione è costruita, con attraversamenti temporali in ogni stanza, su alcune linee di ricerca dell’artista che ne dimostrano la coerenza e la continuità nel tempo. 
In particolare: la sua  attitudine da perenne viaggiatore; il piacere della scoperta che si che si  misura con il suo avanzare fisico creando  personali  mappature e reinvenzione dei luoghi; il suo rapporto  con le architetture e la loro  rilettura visionaria trasformandoli  in paesaggi astratti e sonori in cui il movimento  del corpo e dello sguardo sono intesi come atteggiamento  scultoreo dell’artista; il suo rapporto con il linguaggio inteso come  un’ossatura dell’opera, a volte in forma di alfabeti, a volte di  piccoli poemi realizzati sulla base di libere associazioni; la sua relazione con lo spazio inteso come espressione sonora che accompagna tutte le sue opere; il suo importante rapporto con l’Italia nel corso  degli anni. 

L’artista ha inoltre realizzato un prezioso intervento permanente dal titolo Interno nel complesso monumentale di San Pietro: un piccolo wall drawing con pastelli strofinati a mano sulla parete in una nicchia, all’interno della Sala delle Colonne. Le sue linee incorniciano e seguono l’andamento della superficie, i colori graduano dai grigi ai verdi salvia e bosco creando uno sfondamento virtuale della stanza. “Interno – afferma Marina Dacci – è una entrata mistica che apre uno spiraglio verso l’altrove”.

in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna